Le conseguenze del Covid-19 sul sistema nervoso

Le conseguenze del Covid-19 sul sistema nervoso

SCIENCE, gennaio 2022

LE CONSEGUENZE DEL COVID-19 SUL SISTEMA NERVOSO

I vari sintomi neurologici evidenziati nel “long-Covid” hanno bisogno di studi per meglio comprendere i meccanismi fisiopatologici che li generano.

Sebbene la SARS-CoV-2 sia considerato un virus patogeno respiratorio, durante la malattia acuta si manifestano anche una miriade di complicazioni neurologiche, tra cui confusione, ictus e disturbi neuromuscolari. Inoltre, malesseri come la concentrazione compromessa, mal di testa, disturbi sensoriali, depressione e persino psicosi possono persistere per mesi dopo l’infezione, come parte di una costellazione di sintomi più conosciuta come “Long Covid”. I meccanismi fisiopatologici non sono ancora chiari, anche se l’evidenza mostra una chiara disfunzione immunitaria. Una cosa però è certa: con milioni di individui colpiti dal virus, le complicazioni del sistema nervoso pongono sfide di salute pubblica per la riabilitazione e il recupero della forza lavoro oggetto di queste limitazioni di carattere funzionale. C’è un bisogno urgente di capire la natura di questi disturbi e sviluppare terapie adeguate.

 

LE SINDROMI NEUROLOGICHE

Le prime segnalazioni di sindromi neurologiche che accompagnano il COVID-19 hanno descritto cambiamenti nel livello di coscienza o disfunzioni cognitive, debolezza e mal di testa in pazienti ospedalizzati. Successivamente, ictus, l’infiammazione acuta o la demielinizzazione del sistema nervoso centrale o periferico, hanno evidenziato un coinvolgimento specifico del tessuto cerebrovascolare e neurale. Uno studio condotto nel Regno Unito su pazienti ospedalizzati ha identificato condizioni neurologiche più comuni come anosmia (perdita dell’olfatto), ictus, delirio, infiammazione cerebrale, encefalopatia, sindromi psichiatriche primarie e sindromi dei nervi periferici. I diversi tempi di insorgenza suggeriscono che queste condizioni hanno diversi meccanismi fisiopatologici. Per esempio, le complicazioni cerebrovascolari si manifestano insieme o addirittura prima dell’inizio dei sintomi respiratori, mentre le condizioni infiammatorie centrali e dei nervi periferici si manifestano in media 2 settimane dopo, suggerendo che possono derivare da processi post-infettivi. Infatti, nonostante in un primo momento si ipotizzasse che la SARS-CoV-2 potesse entrare nel sistema nervoso centrale (SNC) attraverso la cavità nasale e la via olfattiva o attraverso la barriera emato-encefalica, ora la scienza ha numerose prove che suggeriscono che il driver primario della malattia neurologica collegata al COVID-19 acuto sia l’attivazione immunitaria e l’infiammazione all’interno del sistema nervoso centrale. L’esame di campioni di fluido cerebrospinale di pazienti viventi rivela infatti un livello di neuro-infiammazione e risposte neuro-immuni incredibilmente alte durante la malattia acuta.

 

LE CARATTERISTICHE

Molte persone che sperimentano sintomi neurologici che persistono dopo il COVID-19 acuto hanno meno di 50 anni e sono stati sani e attivi prima dell’infezione. In particolare, la maggioranza non è mai stata ricoverata durante la malattia acuta da COVID-19, soggetti cioè a una malattia iniziale lieve. Molti dei sintomi sperimentati dagli individui con Long Covid, sono simili a quelli dell’encefalomielite mialgica/sindrome da fatica cronica (ME/CFS), che è anche considerata una sindrome post-infettiva causata da una varietà di agenti diversi. Poiché la fisiopatologia della ME/CFS è scarsamente compresa e non ci sono terapie efficaci disponibili, è probabile che lo studio di Long Covid possa portare un beneficio anche ai pazienti che ne soffrono.

 

C’È MOLTO DA STUDIARE

L’eterogeneità dei sintomi che colpiscono gli individui con Long Covid e le difficoltà nell’accertare quali sintomi possano essere una conseguenza dell’infezione da SARS-CoV-2 rispetto all’aggravamento di condizioni preesistenti o coincidenti, pongono enormi sfide per gli approcci al trattamento. Pochi studi hanno sistematicamente classificato o esaminato la storia naturale dei sintomi di Long Covid, per non parlare della loro biologia. Di 3.762 intervistati in uno studio online tra persone con sintomi persistenti dopo documentato o sospetto COVID-19, molti avevano sintomi in corso fino a 7 mesi dopo l’infezione iniziale, tra cui importanti sindromi neuropsichiatriche. I dati acquisiti di routine nella UK Biobank ha rivelato aree focali di atrofia cerebrale in individui dopo il COVID-19. Studi di tomografia a emissione di positroni (PET) mostrano anche una diminuzione dell’attività metabolica nel cervello nelle persone con Long Covid. Tuttavia, la fisiopatologia che porta a questi sintomi e cambiamenti cerebrali è sconosciuta. Per questo sono essenziali studi neurologici sistematici di individui attentamente fenotipizzati con sintomi neurologici Covid che sono anche una potenziale preoccupazione per la salute pubblica. Anche perché il reale impatto delle complicazioni neurologiche a lungo termine del COVID-19 non è ancora stato messo a fuoco. Osservazioni di neuro-infiammazioni e lesioni neuronali nel COVID-19 acuto hanno sollevato la possibilità che l’infezione possa accelerare o innescare anche lo sviluppo futuro di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson. Ma quali sono i fattori che spiegano l’ampia variabilità nelle manifestazioni cliniche tali che alcuni pazienti sviluppano una malattia neurologica acuta e altri sviluppano complicazioni post-infettive persistenti? Sarà fondamentale caratterizzare il/i modello/i di malfunzionamento immunitario nei pazienti con Long Covid. Sono necessari studi interventistici basati su queste scoperte per determinare approcci per ridurre o invertire gli effetti sul sistema nervoso del COVID-19 che sono sperimentati da un enorme numero di persone in tutto il mondo.